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Caso Mills, la Cassazione prescritto il reato

La giustizia è arrivata con tre mesi e mezzo di ritardo. L’avvocato inglese David Mills “vince” solo perchè l’avversario non s’è presentato in tempo. L’ architetto della struttura delle 65 società estere che sono state la cassaforte di tangenti e fondi neri, la Fininvest group B- very discreet, è colpevole. È tutto vero, provato e dimostrato: Mills ha reso dichiarazioni «parziali» e false ai giudici di Milano che il 20 novembre 1997 (processo per le tangenti Fininvest alla GdiF) e il 12 gennaio 1998 (All Iberian) lo avevano interrogato per dimostrare che le mazzette, compresa quella al psi di Bettino Craxi, erano transitate in società off shore della Fininvest di Silvio Berlusconi. È vero che per quelle «parziali» testimonianze Mills è stato poi premiato con i 600 mila dollari promessi dal manager del Biscione, morto nel 2002, Carlo Bernasconi. Soprattutto è vero che Mills è un corrotto. E quindi, ma per questo passaggio logico bisognerà aspettare le motivazioni, che Berlusconi è stato il suo corruttore.

Dopo circa cinque ore di camera di consiglio i nove supremi giudici della Corte di Cassazione riuniti nelle Sezioni Unite hanno consegnato al paese un verdetto che peserà molto nel prosieguo della legislatura. Sono le venti e 15 minuti quando il presidente Torquato Gemelli, il relatore Aldo Fiale si presentano nell’aula magna al secondo piano del palazzaccio ormai buio e deserto da ore per pronunciare una sentenza a suo modo prevista dopo la lunga ed efficace requisitoria del procuratore generale Gianfranco Ciani. «Le Sezioni Unite della Cassazione hanno annullato senza rinvio per estinzione del reato la condanna a 4 anni e sei mesi di reclusione per l’avvocato David Mills» dice il presidente Gemelli. Mills è a Londra, «soddisfatto», dicono i suoi legali Federico Cecconi e Alessio Lanzi, non si cura di una sentenza italiana che lo definisce corrotto ma non lo spedisce in galera, Soddisfatti anche i legali, che hanno atteso tutto il pomeriggio davanti all’aula magna. Non lo dicono apertamente ma è chiaro che avrebbero preferito un’assoluzione nel merito. Avrebbero preferito sentirsi dire che il reato - la «corruzione susseguente», i soldi cioè sono stati dati dopo le false testimonianze, «tra il 20 ottobre e l’11 novembre 1999» - non è configurabile in questo caso come reato. Si devono accontentare della prescrizione.

La negazione della corruzione susseguente era il più “forte” degli undici punti del ricorso presentato dalle difese ma anche il più controverso tanto da chiamare in causa le Sezioni Unite. Il pg non ha avuto dubbi e incrociando per un’ora - in piedi a pochi metri da dove meno di un mese fa era seduto attento Berlusconi per l’inaugurazione dell’anno giudiziario - sentenze passate e articoli del codice è arrivato alla conclusione che la corruzione susseguente in atti giudiziari ha pieno diritto di cittadinanza nel codice penale. Ribaltato, invece, rispetto all’Appello, il conteggio dei tempi. L’accusa ha sempre fissato il fatto reato in data 29 febbraio 2000, quando Mills entra fisicamente in possesso dei soldi. Il pg, così come i giudici d’Appello, anticipa il fatto reato a un periodo che va dal 20 ottobre all’11 novembre 1999, quando Mills ha «la titolarità giuridica della somma» e «può operare il trasferimento dal fondo Struie al Torrey Global Found». Tre mesi e mezzo prima. Sufficienti per far scattare la tagliola della prescrizione (10 anni) a novembre scorso.

Domani ricomincia a Milano il processo stralcio - causa sospensione per il Lodo Alfano - dove per lo stesso reato è imputato Berlusconi e che ha ancora un anno, due mesi e 40 giorni di vita. Così come il troncone principale è arrivato a sentenza definitiva in tredici mesi (17 febbraio 2009-25 febbraio 2010), lo stesso può succedere per lo stralcio. A Ghedini & c. non resta che accellerare su processo breve e legittimo impedimento. Ma le parole che i supremi giudici scriveranno nelle motivazioni non potranno essere cancellate da nessuna legge su misura. Nota finale: la sentenza condanna Mills a risarcire la Presidenza del Consiglio, 250 mila euro, che arrivano a Berlusconi.

di Claudia Fusani de L'unità
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