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Quando le regole sono questione di punti di vista

In Italia esiste un netto scollamento tra la teoria e la pratica, tra la forma e la sostanza, tra la regola (come provvedimento disciplinare che impone il comportamento da adottare nella società) e la sua attuazione. Del resto questa non è una novità, come non lo è neppure il fatto che questo stato di cose sia favorito, invece che combattuto, da figure o organi istituzionali, i quali dovrebbero essere i garanti delle norme e insegnare ai cittadini il rispetto delle regole. Altrove forse, ma in Italia non funziona in questo modo.

L'ennesima violazione, infatti, di una decisione dell'azienda Rai, che vieta la partecipazione di personaggi politici, in nome della par condicio, a programmi di approfondimento politico (fatta esclusione per gli appositi spazi di tribune elettorali, appositamente istituiti), è stata fatta oggi. Ad opera, per giunta, del presidente del consiglio, che è intervenuto telefonicamente al programma "Uno mattina", come regalo di buongiorno a tutte quelle persone che al mattino, durante il momento della colazione, con la mente ancora intorpida dal sonno, possono accogliere, senza strenue resistenze, i messaggi più o meno subliminali, che il presidente del Consiglio, desidera gentilmente elargire.

La regola adottata dalla direzione della Rai non è certo campionessa di libertà di informazione, nè di tutela della pluralità della stessa, ma tutte le tramissioni sono state costrette ad adeguarvisi, come testimonia la chiusura (momentanea?) di trasmissioni come "Ballarò", "Annozero" o la sospesione degli argomenti politici dalla trasmissione "Il fatto del giorno". Nonostante ciò non si capisce come invece al premier sia permesso di intervenire direttamente in una trasmissione (che non è sicuramente di carattere politico, ma che in ogni caso viola il principio della par condicio, giusto o sbagliato che sia) per condurre una sorta di comizio mediatico, con tanto di attacchi alla magistratura. La campagna elettorale per le regionali "si è snaturata perchè il partito delle procure è entrato pesantemente in campo", ha detto Silvio Berlusconi, aggiungendo che: "Con gli interventi della loro magistratura la sinistra ci ha impedito di svolgere una campagna elettorale di informazione nei confronti dei cittadini". Ecco spiegato il motivo per cui l'ennesima "discesa (mediatica) in campo" del premier è stata necessaria questa mattina, in barba a qualsiasi norma. La colpa è della sinistra e della magistratura.
Ed ecco svelato, insieme a questo, il senso dell'ennesimo slogan retorico-pubblicitario del premier, che definisce il suo partito: "Il partito dell'amore", contro quello dell'odio. E' l'amore per gli altri che spinge ad accusarli continuamente di essere forcaioli e di voler sovvertire la sovranità popolare, surrealisticamente, per salvarli da se stessi, ovviamente. Tutto ciò, inoltre, è avvenuto senza ostacolo da parte di chi avrebbe dovuto ricordare al presidente Berlusconi le disposizioni in materia di par condicio, e senza che l'evidente violazione fosse riportata da qualche telegiornale.

Ironia a parte, quello che è accaduto questa mattina riflette un quadro quanto mai desolante, dimostrando chiaramente come le regole, in Italia, siano fatte ad uso e consumo di chi detiene il potere e se ne serve per scopi personali, strettamente individuali o più largamente partitici che siano, con il beneplacito e la connivenza servile di chi ha la facoltà, nonchè l'obbligo, di far rispettare le regole.
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by testintesta

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2 commenti:

  1. Un tempo la Rai poteva essere definita l'altra sponda; non sessualmente parlando ovviamente; questo tracciava un varco tra quella che era la schiera di cittadini rappresentata da imprenditori/politici e dall'altra la netta maggioranza di coloro che vivevano in modo semplice e che la domenica andavano allo stadio non per guardare un manager imbroglione ma per perdere la voce urlando arbitro cornuto.

    Questo tempo è ormai rimasto soltanto nelle tasche rotte dei contadini e nei piatti sporchi di sugo posati sul tavolo; ormai non ci rimane altro che sperare nella sorte divina e nel telecomando.
    Ormai

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  2. Riproporre la divisioni tra imprenditori e semplici cittadini o lavoratori, fa parte di una logica ideologica superata, così come considerare la Rai un mezzo mediatico che difenda gli interessi di un ceto sociale, piuttosto che un altro.
    La Rai è un'azienda pubblica, che si occupa dell'informazione, dell'intrattenimento, della diffisione di notizie e prodotti mediatici. In quanto pubblica ha lo scopo di rappresentare, in maniera plurale, per quel che concerne l'informazione, le diverse opinioni e punti di vista, senza avvantaggiare, nè privilegiare nessuno, rifiutando pressioni di carattere autoritario. Ciò che veramente manca (e ci si chiede a questo punto se c'è mai stato) sono: la trasparenza, l'indipendenza nei confronti del potere politico, la serietà nello svolgere il proprio compito, il rispetto dell'intelligenza degli utenti.

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